Oggi vi porto alla scoperta di alcuni dipinti che vedono come protagonisti i cavalli, di un artista del primo Quattrocento che si è sempre trascinato tratti del Gotico Internazionale e allo stesso tempo l’ossessione per la prospettiva. Sto parlando di Paolo Uccello.
Paolo di Dono, detto Paolo Uccello, nasce a Pratovecchio nel 1397 dal barbiere Dono e da Antonia, originaria di una nobile famiglia di Perugia. Si forma nella bottega del Ghiberti a Firenze e viene anche citato tra gli aiuti impegnati nella seconda Porta del Battistero.
Diverse volte affronta i soggetti dei cavalli nelle sue opere. Come vedremo lo farà in maniera diversa, rincorrendo sempre di più la tanto ossessionata prospettiva, appresa da Masaccio.

Monumento a Giovanni Acuto
MONUMENTO EQUESTRE A GIOVANNI ACUTO. 1436, FIRENZE, SANTA MARIA DEL FIORE
Questo affresco viene eseguito per il Duomo di Firenze nel 1436. In realtà è un finto monumento funebre, eseguito a monocromo, in onore del condottiero inglese John Hawkood (italianizzato Giovanni Acuto), vincitore della Battaglia di Cascina il 28 Luglio 1364. `
Sono presenti due diversi punti di vista: uno dal sottinsù per il sarcofago e il secondo frontale, per la statua equestre e il suo condottiero. Ci fa riflettere il fatto che se tutto l’affresco avesse il medesimo punto di vista dal basso verso l’alto gli esterni del cavallo non si vedrebbero così e dovremmo vedere maggiormente la parte della pancia. La visione prospettica conferisce un carattere astratto, quasi metafisico, come del resto buona parte delle opere dell’artista toscano.
Il cavallo presenta i bardamenti rossi, con delle decorazioni tonde nere, che fanno contrasto con il resto dell’opera e mettono in risalto la figura dell’animale. Muscoloso, ferrato, intento a procedere al passo, con la testa bassa simboleggiando il volere ad obbedire al suo cavaliere. L’iscrizione sul sarcofago porta il nome del condottiero e a seguire la firma di Paolo Uccello.
LA BATTAGLIA DI SAN ROMANO, 1438, UFFIZI, NATIONAL GALLERY, LOUVRE

Battaglia di San Romano, Particolare
La Battaglia di San Romano è uno dei capolavori fiorentini degli anni Trenta.
Probabilmente tra le opere più note dell’artista sono queste tre tavole che narrano i momenti salienti della Battaglia di San Romano avvenuta nel 1432 in Valdelsa. I fiorentini, capeggiati da Niccolò da Tolentino si scontano con i senesi di Bernardino Ubaldini della Ciarda. Quando sembra che per i fiorentini non ci sia più nulla da fare, ecco che sopraggiunge in loro aiuto il capitano Micheletto da Cotignola, generale delle milizie fiorentine. Fino a non molto tempo fa si pensava che il ciclo appartenesse alla famiglia Medici, in quanto ritrovato nel palazzo di Lorenzo il Magnifico alla sua morte, avvenuta nel 1492. Attenti studi hanno riportato alla luce il fatto che le tavole sono state commissionate e pagate nel 1438 da Lionardo Bartolini Salimbeni, capofamiglia di un ricco casato che aveva partecipato alla Battaglia di san Romano.
Le tavole eseguite nel 1438, sono oggi conservate in tre diversi musei: agli Uffizi di Firenze, al Louvre di Parigi e alla National Gallery di Londra.

Battaglia San Romano: Disarcionamento di Bernardino della Ciarda. Galleria degli Uffizi
Nella tavola degli Uffizi, ritenuta il pannello centrale del racconto dell’evento, Bernardino sta per essere disarcionato da cavallo. Il suo stesso corpo, la lancia che lo trafigge e quella che trafigge l’uomo a terra formano un triangolo che sembra bloccare la scena e far scomparire ogni drammaticità, producendo cosi un contrasto tra movimento e immobilità. Il punto di fuga è il bianco destriero di Bernardino, posto al centro della tavola. L’uso della prospettiva è notevole. Notiamo i cavalli, probabilmente privi di vita, stesi a terra e le lance nella parte sinistra del dipinto. Il profumo del Gotico internazionale è sempre presente, osserviamo i cavalli sulla destra. Decisamente un richiamo agli equini di Gentile da Fabriano.
I cavalli, nonostante lo stato confusionale del momento, sono immersi in un’atmosfera fiabesca, che richiama la cultura tardogotica e cortese. Tutto appare lontano dalla realtà.

Battaglia di San Romano: Niccolò da Tolentino alla testa dei fiorentini contro i sensi. National Gallery
Il dipinto conservato a Londra, è quello in peggiori condizioni di conservazione. Possiamo però notare un dettaglio che darà seguito all’arte rinascimentale italiana: l’uomo scorciato a terra, sulla sinistra sotto le zampe del cavallo morello impennato. I cavalli sono tutti scalpitanti ed agitati, di colori diversi e con bardature sempre decorate. Quello più agguerrito sembra essere quello di Michelotto da Cotignola.

Battaglia di San Romano: L’arrivo delle truppe guidate da Michelotto da Cotignola. Museo del Louvre
Nel pannello del Louvre il grande cavallo morello, sempre in posizione centrale, appare rampante ma con la testa girata frontalmente e la bocca spalancata per emettere un forte nitrito. A buona parte dei cavalieri non è visibile il volto, nascosto dall’armatura, e ciò li rende quasi delle marionette accrescendo il senso fiabesco di tutta l’opera.
Tutte le tavole presentano una rigida costruzione geometrica. L’uso dei colori è irreale. Tutto è semplificato secondo uno schema geometrico dei soldati e dei cavalli.
SAN GIORGIO E IL DRAGO. 1470, LONDRA, NATIONAL GALLERY

San Giorgio e il drago
L’atmosfera fiabesca permane anche nelle opere mature e tarde dell’artista. Il tema della principessa e il drago, oltre ad essere un tema medievale è molto frequente nella storia dell’arte. San Giorgio dall’alto del suo grigio destriero trafigge il drago per poter così liberare la principessa. La bella dama, raffigurata secondo un gusto cortese, più che essere incatenata al drago sembra che lo tenga al guinzaglio. Alle spalle dei personaggi, abbiamo a destra la tempesta –probabilmente divina, in auto a San Giorgio- alla quale fa da eco sulla parte sinistra la grotta, rifugio del drago. Il cavallo grigio, dalle bardature rosse, presenta un collo notevolmente grande. Più che rampare sembra stia per saltare. I personaggi sono così irreali da non proiettare le ombre sul terreno. L’utilizzo in questo modo della prospettiva dà un forte senso di astrazione e rende i personaggi dei manichini e non delle vere figure.
LA CACCIA NOTTURA. 1470, OXFORD, ASHMOLEAN MUSEUM

La Caccia Notturna
Opera della completa maturità dell’artista è la Caccia Notturna di Oxford, che presenta analoghe attenzioni del dipinto precedente. Notiamo la sua sapienza compositiva con la quale esegue questo magico bosco, dove si stagliano figure bidimensionali. La scura foresta è popolata da numerosi cavalieri, servitori, cani da caccia e prede. Il manto erboso è popolato da una serie di minuziosi fiori e specie vegetali tanto cari al tardogotico, che Paolo Uccello tiene sempre a mente.
Insomma cavalli, cavalieri, principesse, dame e anche qualche personaggio sacro sono i protagonisti della pittura di Paolo Uccello, sempre però intrisi di gusto cortese e fiabesco.
Il Vasari riporta che quando la moglie di Paolo lo chiamava la sera per andare a coricarsi, l’artista rispondeva “Oh, che dolce cosa è questa prospettiva!”.
2 comments
Potenzialmente potrei aver visto quasi tutte queste opere, essendo stata in tutti i musei citati tranne uno Bellissima la rappresentazione della tempesta in ” San Giorgio e il drago”
Mi piace il tuo “potenzialmente” 😀 ci sono così tante opere in giro per il mondo.